Lettera aperta sul Disaster Recovery

Scrivere su questo tema è antipatico. Sembra di voler parlare di sfortuna ed augurarla a qualcuno.

Purtroppo tragedie internazionali, come l’11 settembre 2001, o nazionali, come i terremoti degli ultimi anni, hanno reso il tema caldo e fortemente connesso al buon senso dell’attività imprenditoriale. Le aziende, senza entusiasmo, hanno cominciato a spendere per questo obiettivo, in investimento o “as a service”. Facciamo ancora fatica a capire perché, ma ci stiamo abituando, come paghiamo l’assicurazione sull’auto, sperando di non doverla mai usare.

Ricordo che la Consob richiede, per la quotazione in borsa, un adeguato piano di Disaster Recovery. La mia azienda, nel suo piccolo, spende ogni anno lo 0,37% del fatturato in merito, e considera questi soldi “ben spesi”. Non aspettiamo il terremoto: il 95% degli incidenti informatici sono dovuti allo shock elettrico. Ormai i dati, e non le macchine, insieme ai cervelli, sono il vero capitale delle nostre aziende.Affrontare un progetto di disaster recovery è complesso e richiede una cogenerazione di idee ed una condivisione di obiettivi: le domande cruciali di questo processo sono sempre due:

  • Quanto tempo puoi stare fermo?
  • Quanto sei disposto a spendere negli anni per raggiungere il tuo obiettivo di ripartenza?

Ci deve essere coerenza fra queste due risposte. E poi ci si deve rendere conto che le procedure di disaster recovery sono come quelle della protezione civile: vanno provate prima; perché nel momento del bisogno tutti gli attori coinvolti devono sapere cosa fare, come farlo e con che ordine. Insomma su questi progetti bisogna lavorare con un approccio olistico, perché o si fa tutto o non si fa niente. E tutti questi progetti sono tailored, su misura. Chi vi vende un prodotto standard non vi dà una soluzione, mentre un intervento corretto prevede soluzioni e servizi custom.Infine ricordiamoci che il disaster recovery non è il backup: può anche partire da un backup, ma è un “sistema” completo ed integrato.

Giuseppe Mazzoli – CEO di 3CiME Technology

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